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Clima, l’allarme nelle Marche dal CCSC: 101 notti tropicali e siccità in crescita

"Servono interventi strutturali per evitare il collasso del territorio"

Caldo e afa

Caldo estremo, notti tropicali, rischio siccità e qualità dell’aria compromessa: anche le Marche sono sotto pressione climatica. Un quadro che si inserisce in un’estate 2025 già segnata da eventi estremi in diverse regioni italiane, con danni crescenti alle colture, alle infrastrutture e alla tenuta idrica dei territori.

Secondo i dati diffusi dal Centro Studi Cambiamenti Climatici di Ecogest (CCSC), le temperature sono in costante crescita e gli eventi climatici estremi stanno diventando la norma. Questo ha impatti diretti non solo sulla salute pubblica, ma anche sulla sicurezza delle infrastrutture, sull’approvvigionamento idrico e sulla tenuta del territorio.

Il 2024 ha visto 101 notti tropicali ad Ancona, a fronte delle 64 del 2008. Le giornate di caldo estremo sono state 24 solo nell’ultimo anno, accompagnate da 25 ondate di calore.

“La situazione è critica. Le proiezioni al 2050 evidenziano un netto incremento delle temperature giornaliere e della durata delle ondate di calore, soprattutto nelle zone interne collinari e montane”, dichiara Valerio Molinari, presidente del CCSC e azionista di Ecogest Spa.

Qualità dell’aria: miglioramenti ma con ombre

I dati 2023 indicano che i limiti per il particolato PM10 e PM2.5 sono stati rispettati in tutte le stazioni della rete regionale. Tuttavia, l’ozono ha superato i limiti di sicurezza in 2 stazioni su 13, a causa delle elevate temperature estive. Il NO2 resta sotto soglia, ma le previsioni mostrano che l’intensificazione della siccità estiva potrebbe aumentare il rischio di concentrazione di inquinanti.

Crisi idrica e cambiamenti nelle precipitazioni

Sebbene le precipitazioni medie annue non mostrino variazioni sostanziali, si rileva un cambiamento nella distribuzione stagionale e nell’intensità degli eventi piovosi, con un netto aumento delle precipitazioni intense su tutto il territorio. Le aree costiere e collinari settentrionali sono quelle più vulnerabili alla siccità prolungata, secondo le proiezioni al 2050.

Gli interventi che il Centro Studi suggerisce perché necessari per il territorio marchigiano possono riassumersi:

– nell’adozione di infrastrutture resilienti al clima
– nella riduzione delle emissioni nelle aree urbane
– nella messa in sicurezza delle risorse idriche e del suolo

L’importanza della manutenzione delle infrastrutture

Nel dibattito sulle infrastrutture verdi, la manutenzione non basta più: servono nuove aree alberate progettate per assorbire calore, trattenere acqua piovana e proteggere le reti stradali.

La creazione di nuovi spazi verdi è una strategia efficace per contrastare gli effetti del cambiamento climatico sulle autostrade. Spazi verdi come alberi, arbusti e prati naturali svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione del rischio climatico.

“Il cambiamento climatico nelle Marche è già in corso. Solo politiche scientificamente fondate e investimenti in tecnologia e prevenzione possono evitarne gli effetti peggiori”, conclude Molinari.

Il Centro Studi Cambiamenti Climatici ribadisce l’urgenza di una governance locale all’altezza delle sfide ambientali, invitando le istituzioni a integrare i dati scientifici nella pianificazione urbanistica e nella gestione del rischio climatico.

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