Federico Buffa racconta Gaetano Scirea, “libero nell’universo”, una storia che emoziona
Lo spettacolo del noto storyteller ha aperto il festival marchigiano "Storie" suscitando commozione a Montefiore dell'Aso: la recensione

Si legge e si dice spesso che il calcio di oggi non è come quello di un tempo: è tipico, specie quando l’età avanza, vedere il passato con occhi a metà tra nostalgia e malinconia, fino a renderlo più spettacolare, entusiasmante, in definitiva più vero di quello che è venuto dopo e del presente che viviamo.
E’ umano, ma non di rado ciò distorce la realtà, perché di belle storie ancora ce ne sono, e questo accade anche nel calcio, pure nel calcio di oggi, benché stravolto dal marketing, nel modo di giocare e persino nei regolamenti e nella maniera di raccontarlo da parte dei media.
Poi però, quando pensi al passato, a campioni che prima di esserlo in campo, lo erano fuori, non puoi che pensare a Gaetano Scirea, un esempio, allora e anche più oggi, dove di uomini così se ne vedono davvero pochi.
Federico Buffa, uno storyteller che sa sempre affascinare con le sue storie, riuscendo a coinvolgere anche chi lo sport non segue, lo ha raccontato, emozionando la platea che ha affollato il suggestivo, complice la brezza di una serata estiva, Polo Museale di San Francesco, nella piccola Montefiore dell’Aso, meno di 2.000 abitanti ma tanta passione, in provincia di Ascoli Piceno.
Un debutto indimenticabile per gli oltre cento presenti – tutto esaurito – del festival “Storie”, che porta cultura in piccoli centri come Montefiore, Comune che in realtà al calcio – anche quello di un tempo – è legato: qui nacque infatti un altro indimenticabile simbolo del pallone degli anni Settanta, Renato Curi, bandiera del Perugia strappata alla vita troppo presto proprio in un campo di calcio, nello stadio che ora porta il suo nome, e proprio in un match contro la Juventus di Gaetano Scirea.
Era il 1977, corsi e ricorsi di storie che si intrecciano in una calda ma ventilata serata di luglio.
Nello spettacolo “Gaetano Scirea, libero nell’universo” Buffa ha raccontato la storia, davvero unica, di Scirea: campione di calcio con le maglie di Atalanta prima e Juventus ed Italia poi, campione nella vita fino al tragico epilogo in Polonia, quando un incidente stradale lo portò via a soli 36 anni.
Era il 1989.
Chi scrive, quel giorno aveva 10 anni e si trovava in vacanza in Trentino: al tempo, le notizie si apprendevano soltanto dalla lettura dei giornali del giorno dopo, e non pressoché in tempo reale come oggi e da allora è rimasta nella memoria la faccia impietrita del proprio genitore nell’aprire la “Gazzetta dello Sport” e leggervi a tutta pagina della morte di Scirea.
Mio padre tifava Milan, ma Scirea era il campione di tutti, anche se militava da sempre nell’odiata Juventus.
Attraverso immagini di repertorio, testimonianze di amici e compagni di squadra e con l’intermezzo musicale del chitarrista Giordano Moriconi, Buffa è partito dal principio, da quel ragazzo figlio di un operaio della Pirelli che già da giovane si vergognava nel fare tardi pensando a suo padre, e a quelli come suo padre, che all’alba si recavano ai cancelli della fabbrica per lavorare.
Sobrietà.
Come quella che il libero, tra i più grandi interpreti del ruolo, aveva in campo: leader senza alzare la voce, perché se sei leader, non hai bisogno di urlare.
“Comportiamoci bene, lassù, in tribuna, ci sono le nostre famiglie che ci stanno guardando”, diceva.
“Una frase che se l’avesse pronunciata un altro forse avrebbe suscitato scherno, ma con Gaetano no”, ha sottolineato Buffa: già perché Scirea era troppo limpido, troppo perbene, troppo serio, ma allo stesso tempo altrettanto vero, per non essere preso sul serio.
Suscitava rispetto e ammirazione.
Come il suo grande amico Dino Zoff, tutto ciò lo era pure nel giocare: quasi 500 partite senza nemmeno una espulsione, appena 9 ammonizioni e non solo la capacità di non fare segnare gli avversari, ma nel fare segnare i propri compagni:
“Di solito si pensa a chi deve marcare il libero, nel caso di Scirea gli allenatori avversari pensavano a come marcare lui”, spiega Buffa.
Ci avrà pensato anche Jupp Derwall, il Commissario Tecnico della Germania Ovest, prima della finale contro l’Italia che nel 1982 fece gridare a Nando Martellini per tre volte “campioni del mondo” ma ugualmente non riuscì a fermarlo: basti guardare come nasce il 2-0 nell’area di rigore tedesca e mette i brividi pensare che l’assist che provoca il gol e scatena il celebre urlo di Tardelli arrivi proprio da Gaetano: sarà proprio Tardelli a ricevere in maniera drammatica durante “La Domenica Sportiva” la notizia della scomparsa dell’amico e compagno, in diretta tv.
“Tardelli se ne andò dalla trasmissione e vagò da solo tutta la notte”, ha raccontato, mettendo i brividi alla platea, Federico Buffa, che di emozioni ha saputo suscitarne tante, anche ricordando il povero Niccolò Galli, difensore del Bologna che sarebbe stato il futuro della Nazionale ma che se ne è andato troppo presto, anche lui per un incidente stradale.

Per il festival “Storie” un debutto straordinario dell’edizione 2025, con una serata che sarà difficile dimenticare per tutti i presenti e che ha diffuso cultura, commozione, riflessione. grazie a Federico Buffa e alla sua capacità di legare le storie individuali al mondo circostante, facendo Storia, appunto, con la S maiuscola, anche se non è quella che si legge sui libri di scuola, ma che più di questa sa emozionare.

Lo è per questo calcio attuale, ma lo era anche anche per quello di un tempo, che magari sì, era più romantico, ma in fondo aveva un solo Scirea.
“Era diverso, spiritualmente era superiore” ha evidenziato Buffa ma già 36 anni fa Sandro Ciotti sottolineava: “Scirea è uno su cui non ci sono da spendere molte parole: si è illustrato da solo per tutta la sua vita”.
Oggi, grazie a “Storie” e a Federico Buffa anche nella piccola Montefiore dell’Aso pure chi non lo ha vissuto da calciatore – erano tanti i giovani presenti anche provenienti dall’Abruzzo – può conoscere il percorso di un campione senza eguali, che ha saputo essere in campo quello che per primo e primariamente è stato nella vita fuori dal rettangolo verde.
Foto tratte dalla apgina ufficiale del Festival “Storie”
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