Sotto l’albero le eccellenze agroalimentari marchigiane
CNA Marche: "Una filiera che dai monti al mare attraversa tutto il territorio regionale"

Casciotta di Urbino, prosciutto di Carpegna, formaggio di fossa, olio Evo di Cartoceto, oliva ascolana, salamini alla cacciatora. Sono i sei prodotti dell’agroalimentare marchigiano che hanno ottenuto la certificazione Dop. A questi si aggiungono cinque produzioni Igp: il ciauscolo, i maccheroncini di Campofilone, l’Agnello del Centro Italia, il vitellone bianco dell’Appennino Centrale, l’olio Evo Marche. Inoltre i Vincisgrassi alla maceratese come prodotto Stg. Infine la nostra regione vanta 149 prodotti agroalimentari tipici (Pat) tra i quali, la moretta di Fano, la porchetta marchigiana, il miele del Montefeltro, la ricotta tradizionale marchigiana, il pecorino dei monti Sibillini.
Per gli amanti del vino di qualità i vigneti marchigiani offrono cinque vini Docg: il Verdicchio Castelli di Jesi Riserva. Il Conero, l’Offida, il Verdicchio di Matelica Riserva e la Vernaccia di Serrapetrona. Altri quindici vini possono fregiarsi del marchio Doc: il Bianchello del Metauro, i Colli maceratesi, i Colli pesaresi, l’Esino, il Falerio, i Terreni di San Severino, la Lacrima di Morro d’Alba, il Pergola, il Rosso Conero, il Rosso Piceno, il San Ginesio, il Serrapetrona, le Terre di Offida, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Verdicchio di Matelica. Infine, per chiudere in bellezza, in tutta la regione si può brindare anche con il Marche Igt.
Complessivamente sono trentatrè i prodotti marchigiani che hanno ottenuto i marchi di tutela dell’Unione Europea. Una filiera, quella dell’agroalimentare regionale che comprende 21,398 imprese agricole, 1.499 imprese di prodotti alimentari e 92 di bevande, 7.507 attività di somministrazione di cibo e bevande.
Prodotti che i marchigiani troveranno sotto l’albero e sulla tavola, a Natale, a Capodanno e per tutte le festività natalizie. Mangiare e bere marchigiano, meglio se a chilometri zero. Una scelta che quest’anno prevale sulla richiesta di cibi esotici, grazie anche alla spinta che arriva dal riconoscimento della cucina italiana come patrimonio immateriale Unesco dell’umanità.
“La diffusione sul territorio delle produzioni agroalimentari di qualità” affermano la presidente nazionale di Cna Agroalimentare Francesca Petrini e la presidente regionale Anna Fenucci “rappresenta il volano del turismo esperienziale marchigiano. Oltre che dalle bellezze culturali e paesaggistiche i flussi turistici sono sempre più motivati, infatti, dalla scoperta dei sapori e delle tradizioni enogastronomiche del territorio. Un turismo non solo natalizio o estivo ma che copre tutti i periodi dell’anno. Nella produzione di alimenti e bevande, gli artigiani e le micro e piccole imprese marchigiane rappresentano il 97 per cento della base produttiva, occupano il 55 per cento degli addetti e generano il 30 per cento del fatturato. Prodotti e saperi in cultura viva. Una filiera che dai monti al mare attraversa tutto il territorio regionale”
Non solo sulla tavola dei marchigiani. I prodotti agroalimentari delle nostre imprese saranno anche sulle tavole di tutto il mondo. Nei primi nove mesi del 2025, mentre l’export marchigiano perdeva complessivamente il 3,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le esportazioni di prodotti agroalimentari aumentavano del 4,4 per cento. Per quanto riguarda i prodotti alimentari i primi tre mercati sono stati quello tedesco (+8,9 per cento), quello statunitense (+3,5) e quello francese (+7,6 per cento).



















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