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Consumo del suolo, fascia costiera sotto pressione

I dati delle Marche confrontati col resto d'Italia

Procedimento per riclassificare le aree edificabili in aree non edificabili, risparmio di suolo, limitare il consumo di suolo
Presentata a Roma, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’edizione 2025 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” curata dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA).

Il Rapporto, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori disponibili per ogni comune italiano con le elaborazioni di ISPRA e di SNPA, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare l’impatto del consumo di suolo, dell’urbanizzazione e delle infrastrutture sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.
Secondo il dato nazionale, il suolo consumato totale in Italia (in costante incremento negli ultimi vent’anni) nel 2024 copre il 7,17% del territorio, corrispondente a una copertura artificiale stimata in 21.575 km² e ad un incremento percentuale tra il 2023 e il 2024 dello 0,39%.
La situazione nelle Marche
I dati relativi alla nostra regione, monitorati e raccolti dall’ARPAM, mostrano quanto anche nelle Marche il consumo di suolo continui a rappresentare una delle principali criticità ambientali, con un trend in linea con la media nazionale ma con alcune specificità territoriali rilevanti.
Nella regione, infatti, il consumo totale di suolo al 31/12/2024 ha interessato 65.141 ettari, pari al 7,00% della superficie regionale, per un incremento rispetto all’anno precedente di 176 ettari.
I comuni marchigiani che nel 2023-2024 hanno registrato i maggiori incrementi di suolo consumato in termini assoluti sono Mondolfo (11,81 ettari), Pesaro (8,40 ettari) e Fermo (7,32 ettari), mentre i comuni con la maggiore estensione di suolo consumato risultano Pesaro (2.493 ettari), Ancona (2.201 ettari) e Fano (2.173 ettari).
Se si guarda invece alla percentuale di suolo consumato in relazione al totale della superficie comunale, spiccano le località costiere: San Benedetto del Tronto (37,62%), Porto San Giorgio (37,01%) e Gabicce Mare (32,82%).
Fascia costiera sotto pressione
Il segno di una forte concentrazione di infrastrutture e attività antropiche lungo la costa è testimoniato dal fatto che, nelle Marche, il suolo consumato in percentuale nei primi 300 metri dalla linea di costa corrisponde a circa il doppio del valore medio del territorio nazionale.
Tra le 15 regioni bagnate dal mare, le Marche occupano il secondo posto in Italia, dopo la Liguria, per percentuale di suolo consumato in tale fascia (45,64% contro il valore medio in Italia del 22,87%); la percentuale scende al 30,84% (terza regione dopo Emilia Romagna e Abruzzo, contro il 19,13% nazionale) se si considera la fascia tra 300 e 1.000 metri dalla linea di costa, mentre nella fascia da 1 a 10 chilometri nell’entroterra le Marche registrano il 12,10% di suolo consumato (terzo posto dopo Campania e Veneto, contro l’8,74% in Italia).
Fabbricati e Infrastrutture 
Nelle Marche, le aree coperte da edifici e fabbricati sommano a 17.425 ettari che, pressoché in linea con il dato nazionale (27,81%), corrispondono al 26,66% del suolo consumato totale.
Le superfici destinate a infrastrutture (strade, ferrovie, aeroporti e porti) ammontano a 20.223 ettari (pari al 31,05% del suolo consumato regionale), mentre i cantieri e le strade sterrate coprono 2.543 ettari (3,90% del consumato totale).
Un territorio fragile per rischio sismico e degrado
Il Rapporto evidenzia purtroppo come l’intera estensione del territorio occupato da edifici e fabbricati sia classificata come area a pericolosità sismica, con il 100% di edifici situati in zone a rischio (contro il 36,30% in Italia);  di molto inferiori al dato nazionale, invece, gli edifici in aree a pericolosità da frana (808 ettari, pari al 4,63%, contro il 9,23% in Italia) e quelli in aree a pericolosità idraulica media (1.051 ettari, pari al 6,03%, contro il 12,78% in Italia).
Le Marche figurano inoltre tra le regioni con la maggiore quota di territorio degradato (al terzo posto con il 28,32%, dopo Lazio e Umbria); la complessità del degrado del suolo e del territorio implica però – sottolinea il Rapporto – la necessità di valutare molti fattori che siano rappresentativi di contesti estremamente eterogenei, ed è per questi motivi che la metodologia di valutazione, ancora oggetto di dibattito scientifico, non garantisce al momento risultati imparziali e completi.
Verso una pianificazione più sostenibile
In conclusione, i dati del Rapporto nazionale e quelli puntuali riferiti alla regione Marche evidenziano come la sfida per i prossimi anni sarà quella di contenere l’espansione delle superfici artificiali, soprattutto nelle aree costiere e a rischio, promuovendo il riuso del costruito esistente, la rigenerazione urbana e la riconversione ecologica delle aree degradate.
L’ARPAM, cui compete monitorare l’evoluzione del fenomeno, continuerà a mettere a disposizione dati e strumenti conoscitivi a favore della pianificazione sostenibile del territorio marchigiano e alla protezione delle risorse ambientali.
Alla pagina “Indicatori ambientali” del sito web ARPAM è possibile consultare i dati disaggregati sul consumo di suolo in ciascuno dei 225 comuni della regione.
Da
Arpa Marche
Redazione Marche Notizie
Pubblicato Venerdì 24 ottobre, 2025 
alle ore 12:17
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