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Marche, tasse su immobili e rifiuti: gli aumenti più “dolorosi” a Pesaro, bene Ancona

Ici, imu, tasi. E poi tarsu, tia e tari: cambiano nome ma artigiani e commercianti continuano a pagare di più

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Le tasse sugli immobili e sui rifiuti cambiano nome ma artigiani e commercianti pagano sempre di più, con aumenti che, tra il 2011 e il 2014, hanno toccato il 105 per cento per un negozio di 175 metri quadri a Pesaro e del 97,2 per cento, sempre a Pesaro, per un laboratorio artigiano di 350 metri quadri.

Guardando all’incremento delle tasse nei passaggi tra Ici, Imu e Tasi per quanto riguarda gli immobili e tra Tarsu, Tia e Tari con riferimento allo smaltimento dei rifiuti, il Comune di Pesaro si colloca ai primi posti tra i 112 Comuni capoluogo d’Italia. Più indietro gli altri Comuni capoluogo marchigiani.

Lo afferma una indagine del Centro Studi della Cna nazionale.
Nel caso del laboratorio artigiano, l’aumento percentuale più alto nell’ultimo triennio si è avuto ad Avellino, con il 117 per cento. Al quarto posto Pesaro con un incremento delle tasse sugli immobili strumentali e sui rifiuti del 97,2 per cento. Seguono Fermo (settimo con l’80 per cento), Ascoli (18 esimo con una crescita delle imposte del 53,4 per cento) e Macerata con il 40,4 per cento. Più modesto l’aumento ad Ancona (35,9) e ad Urbino (34,1). I più fortunati in Italia sono stati gli artigiani di Massa, che nei passaggi tra Ici, Imu e Tasi della tassa sugli immobili e tra Tarsu, Tia e Tari di quella sui rifiuti, si sono visti ridurre le imposte in tre anni del 44,8 per cento.

Nel caso del negozio, peggio di tutti è andata ai commercianti di Rimini che hanno visto le due tasse fare un balzo del 117,1 per cento. Tra i negozianti marchigiani, sono ancora i pesaresi a subire il salasso maggiore (+105 per cento), piazzandosi al terzo posto in Italia. Seguono gli ascolani (14 esimi con un aumento del 52,4 per cento), i fermani che si collocano al 27 esimo posto (+47,7) ed i maceratesi (30 esimi con il 47,1 ). Mentre Urbino è 60esimo con un aumento delle tasse del 34,2 per cento, il più virtuoso tra i Comuni marchigiani è quello di Ancona che ha aumentato nel triennio le tasse su immobili e rifiuti dei negozi del 9,7 per cento, piazzandosi al 98 esimo posto della graduatoria nazionale.

Se in questi tre anni – commentano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini – artigiani e commercianti hanno visto aumentare pesantemente le imposte comunali, va detto che i nostri non sono comunque tra i comuni più esosi d’Italia. Nella graduatoria assoluta tra i centododici Comuni capoluogo, per quanto riguarda il peso delle tasse sui laboratori artigiani, si va dal 46esimo posto di Fermo con un esborso complessivo nel 2014 di 4.424 euro all’88° posto di Ascoli Piceno con 2.985 euro. Guardando ai negozi, si passa dal 23esimo posto di Pesaro con 4.007 euro di tasse al 97esimo posto di Ancona con 2.154 euro“.

Per il futuro, sostiene la Cna, le imprese si attendono una riduzione delle tasse, almeno portando la deducibilità dell’Imu dal reddito d’impresa e dalla base imponibile Irap dal 20 al 100 per cento.

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