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Osservatorio CNA: “Troppe tasse sulle piccole imprese”

Ancona tra le peggiori delle Marche, ma il carico fiscale è in calo

Massimiliano Santini

Le imprese di Ancona lavorano ogni anno fino al 14 luglio solo per pagare le tasse. È questo il dato più lampante che emerge dai numeri dell’edizione 2025 dell’Osservatorio CNA “Comune che vai, fisco che trovi”, presentato a Roma l’11 settembre.

Secondo l’indagine del centro studi nazionale della CNA, il Total Tax Rate (TTR) nel capoluogo dorico è pari al 53,6%, uno dei livelli più alti registrati nelle Marche. Peggio fanno soltanto Pesaro, con un TTR del 54,5%, e Urbino, che tocca il 54,6%. Ancona si colloca all’86° posto su 114 comuni analizzati, in una posizione bassa della classifica nazionale. Le imprese locali sono, infatti, costrette a lavorare fino al 14 luglio solo per adempiere agli obblighi fiscali: 196 giorni per pagare le tasse, lasciando appena 170 giorni all’anno per il sostegno al reddito personale dell’imprenditore.

Il rapporto è stato presentato nel corso di un incontro pubblico che si è svolto l’11 settembre 2025, alle ore 10.30, presso l’Auditorium CNA a Roma. L’evento si è aperto con l’intervento di Otello Gregorini, Segretario Generale della CNA. La presentazione dell’Osservatorio è stata curata da Giovanna Aiello, Coordinatrice dell’Ufficio Fiscalità Indiretta e Adempimenti CNA, e Claudio Carpentieri, Responsabile del Dipartimento Politiche Fiscali e Societarie CNA. Tra gli ospiti istituzionali, è intervenuto il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo. Le conclusioni sono state affidate a Dario Costantini, Presidente nazionale CNA.

Il Total Tax Rate rappresenta la percentuale del reddito d’impresa assorbita complessivamente da imposte e contributi previdenziali. È un indicatore sintetico che misura il carico fiscale effettivo sull’impresa tipo, ottenuto sommando tutti i tributi e gli oneri previdenziali a carico dell’imprenditore. Nello specifico, comprende l’IRPEF (incluse le addizionali comunale e regionale), l’IMU e la TASI sugli immobili strumentali, la TARI, l’eventuale IRAP, e i contributi IVS (Invalidità, Vecchiaia, Superstiti).

Nel caso di Ancona, il dettaglio delle imposte evidenzia con precisione la composizione del TTR. I calcoli sono effettuati sulla base di un’impresa tipo, uguale per tutti i capoluoghi e le città osservate. Si tratta di una ditta individuale del settore manifatturiero, con quattro operai e un impiegato, un volume d’affari annuo di 431.000 euro, un reddito lordo pari a 50.000 euro, e immobili strumentali (un laboratorio artigiano e un negozio) per un valore catastale complessivo di 500.000 euro.

Nel caso specifico del capoluogo dorico, tra IMU e TASI si versano 6.628 euro. La TARI pesa per 1.763 euro. I contributi previdenziali IVS ammontano a 9.993 euro. L’IRPEF è pari a 7.705 euro, a cui si aggiungono 445 euro di addizionale regionale e 253 euro di addizionale comunale, per un totale IRPEF di 8.403 euro. A fronte di questi versamenti, il reddito netto disponibile per l’imprenditore è stimato in 23.209 euro su 50.000 euro di reddito lordo.

Nonostante il dato resti elevato, si registra un miglioramento evidente. Nel 2019 il TTR era pari al 63,3%, dieci punti percentuali in più rispetto al 2024. Nello stesso arco di tempo, il reddito disponibile è cresciuto di 9,7 punti percentuali, passando dal 36,7% al 46,4%. Un segnale positivo, che però non basta a compensare un sistema ancora sbilanciato a sfavore della micro e piccola impresa.

Nel confronto con le altre città della provincia, Ancona è la più penalizzata. Osimo e Fabriano, con un TTR del 49,6%, risultano tra i comuni più virtuosi. Jesi si ferma al 50%, mentre Senigallia e Falconara Marittima si attestano rispettivamente al 51,9% e al 51,3%, con una distribuzione del carico fiscale più equilibrata. In tutte queste città, il “giorno della svolta” arriva prima che nel capoluogo: tra il 30 giugno e l’8 luglio.

A livello regionale, tra i capoluoghi marchigiani, Fermo è il più favorevole per le imprese, con un TTR del 50,4% e Tax Free Day il 2 luglio. Seguono Ascoli Piceno (51,2%) e Macerata (51,8%). I valori più alti, invece, si registrano proprio nei due capoluoghi della provincia di Pesaro Urbino: 54,5% per Pesaro, con svolta fiscale il 17 luglio, e 54,6% per Urbino, con liberazione fiscale posticipata addirittura al 18 luglio, una delle peggiori performance a livello nazionale.

“Questa fotografia è una denuncia chiara e puntuale di quanto il sistema fiscale locale gravi ancora sulle imprese più piccole” dichiara Massimiliano Santini, direttore della CNA Territoriale di Ancona. “Il nostro tessuto imprenditoriale è composto da artigiani, commercianti, micro e piccole imprese che generano lavoro, competenze, inclusione. Ma queste imprese vengono sistematicamente penalizzate da un sistema fiscale che premia chi specula e punisce chi produce. I miglioramenti registrati dal 2019 sono il frutto anche dell’azione della CNA e di una maggiore sensibilità sul tema. Ma non bastano. Serve una riforma strutturale che alleggerisca davvero il carico fiscale, introduca criteri di proporzionalità e riconosca il ruolo essenziale della piccola impresa nel nostro sistema economico.”

“Ancona paga oggi un’imposta locale elevata, che si somma a un prelievo nazionale e contributivo ancora troppo pesante. È necessario che tutte le istituzioni, a partire dagli enti locali, facciano uno sforzo per ridurre la pressione e liberare risorse per l’innovazione, l’occupazione e gli investimenti. Le imprese sono pronte a fare la loro parte. Ma devono essere messe nelle condizioni di farlo” conclude Santini.

Cna Marche
Pubblicato Giovedì 11 settembre, 2025 
alle ore 19:34
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