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Olmi a rischio grafiosi, il Partito Democratico chiede l’intervento della Regione

Anna Casini: "Si tratta di una patologia che si sta diffondendo in modo incontrollato, causando vere e proprie emergenze"

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Anna Casini

Ormai da tempo nelle Marche si rileva una forte incidenza della grafiosi, malattia che colpisce gli olmi diffusamente presenti nel territorio. La specie, considerata rappresentativa della vegetazione regionale, è tutelata dalla legge regionale 6/2005, vista l’importanza economica dettata dal suo impiego in vari ambiti: dalla fornitura di legname alla produzione di foraggio, fino alle preparazioni alimentari.

La questione, fino a oggi sottovalutata dalle istituzioni, approderà presto in consiglio regionale grazie a un’interrogazione del gruppo assembleare del Partito Democratico presentata dal capogruppo Maurizio Mangialardi e dalla vice capogruppo Anna Casini, sottoscritta dal tutta la compagine dem.

“La grafiosi – spiega Mangialardi – rappresenta una vera e propria calamità, probabilmente accentuata anche dal surriscaldamento globale. Transitando lungo le strade di campagna, lungo gli argini dei fiumi, nelle siepi che delimitano gli appezzamenti agricoli e osservando anche gli individui isolati, è impossibile non restare colpiti dall’ingiallimento di numerose parti delle piante, conseguenza del disseccamento, e dalla presenza di un gran numero di esemplari completamente deperiti o morti che determinano anche un pericolo per la loro precaria stabilità. Per questi motivi abbiamo deciso di sollecitare la giunta regionale ad assumere immediate iniziative affinché affronti i perniciosi effetti della grafiosi sugli olmi campestri e sugli olmi montani. Un ruolo strategico deve essere svolto dai Servizi Fitosanitari in collaborazione con le varie istituzioni a difesa del verde”.

“Purtroppo – aggiunge Casini – si tratta di una patologia che si sta diffondendo in modo incontrollato, causando vere e proprie emergenze non solo ambientali, ma anche economiche, visto che i costi derivanti incidono sui bilanci degli enti locali. L’unica possibilità di salvaguardia è rappresentata dall’utilizzo di varietà resistenti, per le quali si sta provvedendo con la produzione in vivai specializzati”.

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