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Decreto Cutro: accoglienza a rischio smantellamento anche nelle Marche

Sono poco più di 2400 gli ospiti nelle strutture del territorio. Santarelli (CGIL): "E la Regione Marche che pensa?"

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Striscione Welcome per l'arrivo dei migranti sulla nave Geo Barents

La CGIL e tutte le associazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione hanno avviato una mobilitazione contro il cosiddetto “Decreto Cutro” che peggiora le condizioni giuridiche dei migranti e non affronta in alcun modo le vere cause che in questi anni hanno portato alla morte in mare di migliaia di persone.

La mobilitazione è anche contro gli annunciati interventi restrittivi e peggiorativi annunciati dal governo Meloni in queste ore, con particolare riferimento alla cosiddetta protezione speciale.

Anche la dichiarazione dello stato di emergenza sull’immigrazione da parte del governo non fa che alimentare un dibattito lontano anni luce dalla realtà: invece di facilitare la regolarizzazione dei migranti già presenti in Italia, si modifiche le norma per rendere la loro presenza illegale, producendo ulteriori ingiustizie e difficoltà.

Le Marche oggi ospitano un totale di 371 strutture (162 Cas, centro di accoglienza straordinaria e 209 Sai, sistema di accoglienza e integrazione) per un totale di 2.464 presenze, metà delle quali in provincia di Ancona (1.253) nelle 226 strutture provinciali (ultima rilevazione Centri d’Italia – Mappe dell’accoglienza).

Dichiara Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche: “Ma il presidente Acquaroli e la sua giunta che idea di accoglienza hanno per le Marche? Se fosse confermata la creazione di un CPR per ogni regione (Centro di permanenza e Rimpatrio), cosa ne pensano e dove intendono farlo? La delega regionale all’immigrazione è assegnata all’assessore Saltamartini ma la CGIL non ha notizia o memoria di alcun incontro, iniziativa o presa di posizione sul tema”. E ancora: “La questione interessa anche i sindaci e l’Anci Marche, che dovrebbero quanto prima prendere una posizione perché, alla fine, i problemi ricadranno sui singoli territori”.

Le Marche, con la loro storia di emigrazioni e il loro presente di solidarietà e accoglienza, meritano un futuro definito non da logiche emergenziali ma da scelte di rispetto e giustizia nei confronti di chi cerca un’opportunità per una vita migliore e la salvezza da condizioni inumane, che spesso contribuiamo a creare.

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