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Dati Unioncamere Marche: nuova battuta d’arresto per le imprese regionali

Presidente Adriano Federici: "Si teme un autunno di recessione"

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Adriano Federici - Unioncamere Marche

Le imprese marchigiane sono tornate al lavoro, ma sarà un autunno di recessione. Ad affermarlo è l’indagine “Giuria della Congiuntura” di Unioncamere Marche, che ha intervistato un campione di imprese manifatturiere marchigiane.

Ad aspettarsi ancora una diminuzione della produzione per la fine di settembre è il 29 per cento delle aziende, mentre solo il 14 per cento si aspetta di incrementarla e per il 58 per cento rimarrà stabile.

Male anche gli ordinativi previsti in calo dal 30 per cento delle imprese e in aumento dal 10 per cento. Ancora peggio per il fatturato, atteso in diminuzione da 32 imprese su cento e in aumento per 13 imprese su 100. Unico spiraglio dagli ordinativi esteri che 28 imprese su 100 pensano di aumentare contro 22 imprese che temono una contrazione. L’incertezza pesa anche sulle settimane di produzione assicurata, che si riducono da 7,1 a 5,5 mentre le imprese utilizzano gli impianti all’80,8 per cento della loro capacità produttiva.

L’export” ha commentato il presidente di Unioncamere Marche Adriano Federici “continua a tenere in piedi il sistema produttivo marchigiano anche se le incognite e le turbolenze del mercato internazionale dovute alla crisi tra Ucraina e Russia, stanno gettando un’ombra sulle esportazioni delle nostre aziende manifatturiere. In un contesto di consumi interni in flessione è quanto mai importante far ripartire gli investimenti, puntando su priorità chiare come efficienza e riqualificazione energetica, banda larga, tutela del territorio. Inoltre vanno messe a disposizione del tessuto imprenditoriale le risorse finanziare necessarie per supportare gli investimenti e vanno realizzate le riforme che servono urgentemente alle imprese: dalla semplificazione burocratica alla giustizia civile. Due fronti su cui le Camere di commercio possono dare un contributo tangibile all’azione del Governo e del Parlamento“.

Non possiamo di certo invertire la tendenza negativa in poche settimane – continua Federici – ma possiamo lavorare fin da ora per far si che il trend cambi direzione a medio termine. Soltanto sostenendo e rilanciando gli investimenti e puntando sulla banda larga, l’efficienza energetica e la tutela del territorio possiamo incentivare le imprese a strutturarsi per il futuro, ma dobbiamo altresì continuare la lotta alla burocrazia , alla carenza di credito da parte del sistema bancario ed infine arrivare ad una giustizia civile che dia risposte rapide alle imprese“.

Alle previsioni negative per l’autunno si aggiungono i dati preoccupanti del secondo trimestre del 2014. Secondo l’indagine congiunturale del Centro Studi di Unioncamere Marche, tra aprile e luglio si è registrata una nuova battuta di arresto dell’industria manifatturiera marchigiana, con la produzione che è diminuita del 2,7 per cento, il fatturato del 2,1 e gli ordinativi del 2,8 per cento. In crescita solo il fatturato estero dell’1,2 per cento.

Peggio di tutte vanno le imprese artigiane con la produzione in calo del 4,3 per cento, il fatturato del 3,8, gli ordinativi del 5,9 e il fatturato estero del 2,5. Guardando alla classe di addetti, secondo la “Giuria della Congiuntura“, più le imprese sono piccole e peggio stanno. Fino a 9 dipendenti la produzione è calata in tre mesi del 3,8 per cento, per quelle tra i 10 e i 49 addetti del 3,4 e per quelle oltre i 50 dipendenti appena dello 0,7 per cento.

Tra i diversi settori manifatturieri, ad andare peggio, quelli del sistema moda. Il calzaturiero ha perso il 5,8 per cento della produzione e il 3,3 per cento del fatturato, con gli ordinativi crollati del 7,4 per cento. L’abbigliamento ha registrato un calo del 4,7 per cento della produzione e del 4 per cento degli ordinativi ed ha visto il fatturato scendere del 7,5 per cento. Cali produttivi tra il 3 e il 4 per cento si sono avuti nelle industrie alimentari, del mobile e dell’energia mentre le macchine elettriche hanno perso lo 0,8 per cento. Unica eccezione la meccanica che ha aumentato la produzione dell’1,2 per cento, il fatturato del 2,7 e gli ordinativi del 2,3 per cento.

Guardando ai territori, il fermano paga più di tutti il momento difficile del distretto calzaturiero (produzione –5,3 per cento). Produzione in calo del 3 per cento a Macerata, del 2,2 per cento a Pesaro e Urbino, del 2 per cento ad Ascoli Piceno e dell’1,5 per cento nella provincia di Ancona, dove il buon andamento della meccanica frena gli effetti della recessione.

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