“I debiti della sanità calabrese rischiano di affondare la sanità marchigiana”
Gruppo PD Marche: "Accordo sottoscritto con Regione Calabria è un bluff: non indica somme, tempi, né modalità di restituzione"

Sembrava che dopo le denunce sulla stampa e vari atti ispettivi presentati in consiglio regionale da parte del gruppo assembleare del Partito Democratico, finalmente Regione Marche e Regione Calabria fossero giunte a un accordo per ripianare i debiti accumulati dalla sede Inrca di Cosenza, la cui stima si aggira oggi a quasi 20 milioni di euro.
I dem, infatti, nel timore che quelle perdite potessero essere scaricate sul bilancio della sede legale di Ancona, chiedevano da tempo un intervento della giunta regionale affinché promuovesse un accordo chiaro per non far pagare ai marchigiani i debiti della sanità calabrese.
In effetti negli ultimi giorni a uno schema di accordo tra i presidenti Francesco Acquaroli e Roberto Occhiuto si è finalmente arrivati. Peccato che la questione del debito non venga affrontata, se non in termini talmente generici da rasentare il pressapochismo.
“Le rassicurazioni di Acquaroli – commenta la capogruppo Anna Casini – a oggi rappresentano solo carta straccia. Lo schema di accordo non indica né le somme, né i tempi né le modalità di restituzione del debito da parte della Regione Calabria, e persino gli impegni riguardanti la gestione futura fanno riferimento solo all’Inrca di Cosenza. Vorrei sottolineare come una situazione simile, nel 2018, venne risolta allora dalla giunta di centrosinistra con un accordo transattivo che permise alla Regione Marche di recuperare ben 16,5 milioni di euro. Un lavoro proseguito poi nel 2019, prima che il Covid fermasse tutto. Poi, con la vittoria di Acquaroli alle regionali del 2020, la questione è stata lasciata lì a morire producendo un accumulo di debiti che oggi raggiunge la cifra record di circa 20 milioni di euro. Evidentemente la filiera istituzionale del centrosinistra funzionava molto meglio di quella attuale del centrodestra”.
Ad approfondire la questione è la consigliera Micaela Vitri, che ormai da mesi studia le carte: “Se non fosse stato per l’attività del nostro gruppo assembleare e la grande attenzione riservata dalla stampa a questo tema, oggi neppure si parlerebbe dei circa 20 milioni di debiti che pesano sui marchigiani. In quasi cinque anni di governo la giunta Acquaroli non ha fatto nulla su questo fronte. Anzi, fino a poco tempo fa, in aula l’assessore Saltamartini negava addirittura l’esistenza di questo debito. Oggi quanto meno, dopo le nostre reiterate denunce e il deposito di decine di atti ispettivi, finalmente se ne sono accorti anche loro. Peccato che siamo ancora lontanissimi da una reale soluzione. Eppure, quelle risorse pubbliche sono importanti, se non addirittura vitali per la nostra sanità e, in particolare, per i servizi e le prestazioni che una struttura come l’Inrca eroga agli anziani. Nello schema di accordo non c’è traccia di due questioni fondamentali, su cui chiediamo al presidente di fare immediatamente chiarezza. Primo, si quantifichi con certezza la massa debitoria. I dati da noi elaborati ci portano a stimare un debito di circa 20 milioni di euro, cifra che né la giunta né l’Inrca hanno mai contestato: ma come è possibile prevedere un ripiano di queste passività prodotte dalla sede di Cosenza se nell’accordo non viene indicato neppure il loro ammontare? Secondo, poiché la Regione Calabria aveva escluso nel biennio 2022-2023 l’Inrca di Cosenza dalla gestione sanitaria accentrata, reinserendola solamente nel 2024, chi pagherà i debiti relativi a quel biennio?”.
“La nostra – aggiunge Romando Carancini, vicepresidente della commissione “Sanità e Politiche sociali” – non è solo una denuncia contabile. La questione centrale riguarda i servizi e, come in questo caso, i servizi rivolti a soggetti fragili come gli anziani della nostra regione. Una struttura sanitaria su cui grava una pesante situazione debitoria è costretta a tagliare la spesa corrente e gli investimenti necessari a offrire le prestazioni all’utenza. Penso sia un fatto gravissimo che nelle Marche l’Inrca non possa sviluppare i suoi servizi a causa delle perdite accumulate dalla sanità calabrese. Ma ancora più grave è che ciò avvenga nel silenzio complice di Acquaroli, della sua giunta e della sua maggioranza. Non sono supposizioni: nel Maceratese, nello specifico ad Appignano, la precedente giunta regionale aveva appaltato una struttura dell’Inrca con 40 posti letto, ma dopo il fallimento della ditta il progetto è stato accantonato e mai più ripreso. È sicuramente lecito chiedersi: su questo fallimento, quanto ha pesato la scelta di Acquaroli di non occuparsi dei debiti della sanità calabrese?”.
Conclude sollevando due dubbi il consigliere Renato Claudio Minardi: “Perché nel biennio 2022-2023 la Regione Calabria ha escluso l’Inrca di Cosenza dalla gestione sanitaria accentrata, reinserendola solamente nel 2024? Forse Acquaroli dovrebbe spiegarci i motivi di queste manovre piuttosto inusuali. E poi, se la sede calabrese è una sezione distaccata, perché le perdite non vengono comunicate annualmente, così da permettere alla struttura centrale di Ancona di programmare le cifre necessarie a chiudere il bilancio che poi la Regione Calabria sarà chiamata a ripianare? Questa totale mancanza di chiarezza è molto preoccupante e credo che per la Regione Marche sia arrivato il momento di pretendere una gestione più chiara”.
Gruppo assembleare del Partito Democratico – Assemblea legislativa delle Marche
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