Attone Colocci Vespucci, il ricordo in vista del 25 aprile
Vittima della furia nazista

Giovedì 24 aprile alle ore 10:30 in occasione dell’80° anniversario della Liberazione l’amministrazione comunale di Monsano inaugurerà un cippo in memoria di Attone Colocci Vespucci, martirizzato dalle truppe naziste in ritirata verso il nord nel 1944.
L’evento si terrà nella zona di Via Breccia, nel luogo dove fu ritrovato senza vita il corpo del giovane Attone, esponente della nobile famiglia e vittima della barbarie nazifascista. Oltre alle autorità locali parteciperanno una delegazione dell’Anpi, gli alunni della scuola secondaria di Monsano e la Banda Musicale S. Ubaldo.
La cerimonia inizierà alle ore 10:00 con la deposizione di una corona al Monumento dei Caduti alla quale seguirà la Marcia della Pace da Piazza Caduti fino al Parco 25 Aprile.
“Le informazioni su questo efferato episodio sono giunte fino a noi proprio grazie alla testimonianza delle famiglie del posto che cercarono di aiutare il malcapitato – commenta il Sindaco di Monsano Roberto Campelli – La commemorazione di questo omicidio è stata suggerita dall’ANPI all’amministrazione comunale, che l’ha sposata appieno per ricordare la violenza sanguinaria e la crudeltà della guerra e della dittatura”.
La morte di Attone Colocci Vespucci fu provocata dagli stenti e dallo sforzo fatto sotto minaccia per trasportare un pesantissimo carro attraverso i campi nella zona di via Breccia e via Guastuglie, dove risiedevano i contadini e mezzadri del “canto” dei Rocchetti. Fu ritrovato esanime con ferite di arma da fuoco al petto e il corpo martoriato.
La storia di Attone Colocci Vespucci
Della nobile famiglia jesina, fu vittima della furia nazista durante l’ultima guerra. Nato a Roma il 3 febbraio del 1919, venne catturato dai tedeschi in ritirata il 19 luglio del 1944 nei pressi del fiume Esino e costretto a tirare un pesante carro per alcuni chilometri. Fu visto vivo per l’ultima volta, in località Selva Torta di Monsano, da una contadina alla quale, stremato di forze, chiese da bere. La donna gli versò del vino; il giovane ne accettò un dito, ci unì dell’acqua, avvicinò il bicchiere alle labbra, ma non bevve: «Non mi va giù», disse alla donna. E la ringraziò. Proseguì la strada, sempre spingendo il carro. Il giorno dopo il cadavere del giovane venne trovato in mezzo ad un campo con due ferite d’arma da fuoco in direzione del cuore e con il corpo martoriato. Sulla sua tomba è scritto: «Vilmente ucciso dalla barbarie nemica, ultimo di una famiglia millenaria e gloriosa».
Dal libro “Conoscere Jesi”, G. Luconi – P. Cocola
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