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Lavoro nelle Marche, la Uil: “Troppo precariato, appena l’11% trova occupazione stabile”

"Occorre formare persone con competenze in linea con i fabbisogni formativi e professionali richiesti dalle aziende"

lavoro, occupazione, edilizia

Nelle Marche aumenta il numero di occupati ma la crescita è rappresentata da lavoro precario ed è inferiore rispetto a quella del Centro Italia e del Paese. Questo è quanto emerge analizzando i dati dell’Osservatorio del Precariato Inps per i primi nove mesi del 2023, durante i quali le aziende marchigiane hanno assunto 171.895 persone.

Una buona notizia? Non proprio visto che le assunzioni a tempo indeterminato sono appena l’11%. Parliamo di poco meno di 19mila contratti: 5.680 (circa il 30%) nella provincia di Ancona, 4.522 a Pesaro Urbino, 4.057 a Macerata, 2.485 ad Ascoli e 2.202 a Fermo.

“Il contratto maggiormente utilizzato – spiega Antonella Vitale, responsabile dell’Area Mercato e Lavoro della Uil Marche – è a termine. Con questa tipologia abbiamo 65.207 assunzioni (di cui 18.854 nella provincia di Ancona, 10.415 in quella di Ascoli Piceno, 7.230 nella Provincia di Fermo, 14.044 a Macerata e 14.664 nella Provincia di Pesaro Urbino), mentre sono 30.759 i lavoratori assunti con contratto intermittente (8.018 ad Ancona, 5.444 ad Ascoli Piceno, 2.535 a Fermo, 6.318 a Macerata e 8.444 a Pesaro Urbino). Per quanto riguarda i contratti stagionali le 25.855 persone assunte sono così suddivise: 8.756 ad Ancona, 4.730 ad Ascoli Piceno, 2.403 a Fermo, 2.973 a Macerata e 6.993 a Pesaro Urbino mentre altre 22.316 hanno sottoscritto un contratto di somministrazione (8.796 ad Ancona, 3.571 ad Ascoli Piceno, 1.104 a Fermo, 4.422 a Macerata e 4.423 a Pesaro-Urbino)”.

Insomma, nelle Marche la quota di contratti a tempo indeterminato sul totale di quelli attivati è nettamente sotto la media del Paese: la nostra regione è 13esima per incidenza di contratti a tempo indeterminato sui nuovi rapporti di lavoro, 12esima se guardiamo la classifica dell’incidenza dei contratti a termine sul totale. “Questi dati sono la migliore risposta a chi afferma che non si riesce a trovare manodopera giovanile nelle Marche – prosegue la Vitale – perché le condizioni dettate dal mercato del lavoro sono orientate verso il lavoro povero, al di sotto dei livelli di altre regioni e con un carattere di precarietà più accentuato. Anziché prediche servono politiche vere e mirate da parte della Regione Marche e da parte degli imprenditori. L’impresa deve investire e credere nel proprio personale, migliorando la propria politica di gestione e applicando un’adeguata retribuzione salariale e stabilizzando i contratti a termine”.

In questa logica possono essere introdotte innovazioni produttive e organizzative anche con un uso più incisivo delle nuove tecnologie, che devono servire a migliorare la qualità del lavoro non a sostituirlo. È indispensabile costruire un’alleanza tra scuola e mondo del lavoro. L’istruzione e la formazione superiore devono essere incentivate con politiche capaci di ridurre la dispersione scolastica, arricchire i percorsi universitari anche per attrarre giovani da altre Regioni o Paesi stranieri.

“Occorre formare persone con competenze e conoscenze in linea con i fabbisogni formativi e professionali richiesti dalle aziende – è il commento di Andrea Rossetti, presidente dell’Enfap Marche – Per fare questo è indispensabile un contatto costante con il tessuto imprenditoriale dei territori; occorre sapere oggi quali saranno le competenze richieste fra 5/10 anni. Dal canto loro le persone e i lavoratori devono acquisire sensibilità e consapevolezza rispetto al proprio percorso formativo permanente e continuo nella convinzione che proprio questo percorso rappresenti la garanzia più forte e sicura in termini di occupabilità e mantenimento della loro occupazione”.

Ma per fare delle scelte è necessaria una programmazione, serve un’idea di sviluppo condivisa ed una governance del territorio che delinei obiettivi e sappia coinvolgere tutti gli “attori” del territorio. Si deve investire sulle competenze e puntare sull’apprendistato duale come fondamentale canale di ingresso nel mondo del lavoro nonché nella formazione per aggiornamento e qualificazione, che deve essere in linea con la programmazione delle aziende.

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