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“Operazione Aspromonte”: la Corte d’Appello di Ancona assolve tutti gli imputati

Non riconosciuta l'aggravante del "metodo mafioso", estinto per prescrizione anche l'ultimo reato contestato a Giuseppe Ioppolo

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Decretata l’intervenuta prescrizione dell’ultimo reato contestato a Giuseppe Ioppolo, così la Corte di Appello di Ancona pone fine al processo penale partito dall’indagine “Operazione Aspromonte”.

L’indagine, iniziata nel 2013, riguardava la presenza nelle Marche di soggetti ritenuti parte di strutture organizzative criminali della ndrangheta, monitorate della Procura della Repubblica di Ancona in collaborazione con le Procure di Reggio Calabria e Palmi, a seguito di discrepanza emerse tra i redditi leciti percepiti ed il patrimonio accumulato.

I soggetti individuati, collegati alla cosca della ndrangheta “Franconeri” e attivi nei territori di Melicucco, Polistena e nelle Province di Ancona e Pesaro, sono stati ritenuti responsabili di diversi reati. Gli indagati concedevano prestiti usurati ad imprenditori pesaresi, realizzavano fittizie compravendite d’immobili tra di loro, con passaggi di cospicue somme di denaro, con lo scopo di ripulire i proventi illeciti. Per evitare confische del consistente patrimonio immobiliare, i soggetti hanno fatto transitare, oltre 54 milioni di euro di cui 2,5 milioni esclusivamente in contante.

Complessivamente erano stati sequestrati 6 appartamenti, 6 garage/cantine e 4 società che rappresentavano le “casseforti” del gruppo, dove sono confluiti ulteriori 19 immobili e terreni per un ammontare complessivo ammontante ad oltre € 8 milioni.

L’Avv. Corrado Canafoglia ha difeso 15 imputati, tra i quali Giuseppe Ioppolo ed Auddino Michele, riconosciuti dalla Procura con il ruolo di garanti. Il Tribunale, fino ad ora, aveva assolto tutti gli imputati ad eccezione di Ioppolo, ritenuto il
capo dell’organizzazione criminale delle Marche.

Tra il 2010 e 2011, Giuseppe Ioppolo, aveva creato un piccolo impero edile con più di 100 dipendenti ed operante tra le Marche e l’Emilia Romagna e la Procura, nell’ambio dell’Operazione Aspromonte, ha vagliato i flussi finanziari di tali attività ritenute apparentemente lecite.

Giovedì 18 marzo, la Corte di Appello ha accolto la tesi dell’Avv. Canafoglia, decretando l’intervenuta prescrizione per Giuseppe Ioppolo, non essendo stata riconosciuta l’aggravante del “metodo mafioso” e dunque è stato applicato il termine ridotto di 7,5 anni per il conteggio della prescrizione per cui ogni accusa è caduta.

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