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Volt Marche, criticità sull’assetto sanitario attuale

De Benedittis: "basta con gli scontri. Ripensare un nuovo modello sanitario coi territori"

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Mattia De Benedittis

Alla luce degli sviluppi dell’ultimo periodo in tema di sanità, risulta opportuno evidenziare alcuni aspetti. Partiamo dal presupposto che era del tutto prevedibile che la nuova giunta di centrodestra facesse marcia indietro rispetto alla decisioni prese dalle passate giunte.

Meno prevedibile era invece il fatto che, dalle parole del Presidente Acquaroli: “con me nessun ospedale unico”, si passasse successivamente alla proposta di un nuovo ospedale a Pesaro.

Non stupisce il fatto che il centrodestra stia liquidando le politiche sanitarie adottate dal centrosinistra. I cittadini hanno bocciato nelle ultime elezioni le politiche sanitarie degli ultimi mandati. Specie quando queste non venivano condivise e promosse in maniera trasparente, insieme ad una chiara prospettiva per il futuro.

Abbiamo pagato per troppo tempo le mancanze della politica in tema di sanità. Oggi, prima di perderci in dibattiti confusi, abbiamo bisogno di riflettere su ciò che non sta funzionando, a partire dall’ordinario per arrivare alle questioni straordinarie che stiamo affrontando anche adesso con la pandemia.

Fermiamo questi scontri portati da egoismi territoriali. Ci stiamo perdendo nelle schermaglie politiche dei nuovi ospedali, quando l’attuale qualità del sistema sanitario regionale ci ha comunque portati in zona arancione.

Pur avendo una situazione abbastanza contenuta rispetto ad altre realtà regionali, dobbiamo riconoscere che si sarebbe dovuto fare di più e con maggiore celerità, anche durante l’Estate. Infatti le responsabilità sono evidentemente sia della nuova giunta che di quella uscente. Ad esempio, il programma di individuazione degli alberghi covid, è stata una buona operazione per limitare l’eccessiva ospedalizzazione, ma è altrettanto chiaro che tale strategia avrebbe dovuto già essere predisposta per la nuova stagione invernale.

E’ stato assurdo farsi trovare impreparati di fronte ad una nuova ricaduta. La Regione Marche avrebbe dovuto muoversi per tempo nel predisporre tutte le operazioni necessarie per affrontare l’inverno. Partendo dall’organizzazione sanitaria dentro e fuori gli ospedali, per passare poi al rispetto dei parametri governativi, i quali richiedevano un aumento delle disponibilità ospedaliere, in primis dalle terapie intensive.

Ad oggi questi parametri non sono stati rispettati, motivo per il quale ci siamo trovati in zona arancione. Se l’Amministrazione Regionale avesse rispettato i termini del Governo, probabilmente ci saremmo risparmiati queste settimane di zona arancione, in cui il colpo in termini economici e sociali si aggiunge a quelli già passati.

Il centrodestra dovrebbe chiarire al più presto quale indirizzo abbia intenzione di intraprendere sul riassetto sanitario che la nostra regione aspetta ormai da troppo tempo. Abbiamo capito tutti che la riorganizzazione che ci avevano proposto può portare ad alcune problematiche non indifferenti, ma è altrettanto vero che il vecchio assetto con tanti ospedali sarebbe insostenibile. Prima di tornare a ragionare su nuove strutture, dobbiamo avere un’idea precisa di un assetto in una situazione di normalità e di emergenza. Chiarendo cosa può e deve essere garantito nei territori.

Ciò che va fatto oggi, per essere chiari e trasparenti, è ripartire da un’analisi dello stato di salute dei marchigiani, riflettendo sulle esigenze dei territori: dell’utenza e del personale sanitario. Ciò significa che, a seguito anche della pandemia da Covid-19, sarà urgente un monitoraggio accurato di tutti i territori, per arrivare alla stesura di un nuovo piano socio-sanitario, frutto di un dibattito e una condivisione.

Le iniziative amministrative non si possono esaurire negli slogan della “sanità diffusa”. Per costruire questo modello occorre avere le idee chiare, cercando di comprendere in che modo si possano garantire i servizi di minima nei presidi minori.

Ad oggi la qualità della sanità regionale è rappresentata dagli ospedali di Ancona e Fano, che nella classifica 2020 del “Newsweek”, risultano essere rispettivamente al 47° e 73° posto tra gli ospedali d’Italia. Mentre gli altri purtroppo non sono menzionati. Questo aspetto, date anche le uscite recenti, porta a domandarsi su cosa abbiano in mente per la Provincia di Pesaro e Urbino.

Bisogna evidenziare innanzitutto che il Sindaco di Pesaro non ha rappresentato, o comunque non sta rappresentando un territorio, specie se questo ha dimostrato di prendere le distanze dalle decisioni prese fino ad oggi.

E’ assolutamente legittimo voler garantire il meglio per i propri cittadini, ma è opportuno, anche da ex Presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, che si renda conto delle difficoltà che ha affrontato e sta affrontando il resto del territorio. Sapendo inoltre che, nell’ottica di questa “sanità diffusa”, comunque l’Ospedale di Pesaro (così come anche un ipotetico nuovo ospedale di e per Pesaro), sarebbe il centro di questo nuovo assetto sanitario.

Se il progetto di Marche Nord era nato per portarci ad un nuovo nosocomio, è chiaro che, se queste condizioni vengono a mancare, dovremo ragionare sul suo superamento. Se la stessa Azienda Ospedaliera era nata per dare uno status all’Ospedale di Pesaro, risulta altrettanto chiaro che questo valore aggiunto lo abbia portato anche il coinvolgimento di quello di Fano. La riprova è data anche dalle valutazioni positive del presidio fanese. Infine, se le intenzioni sono quelle di portare una nuova struttura a Pesaro, allora dovrà essere assolutamente ripensato l’assetto dei servizi e dei posti letto, garantendo una volta per tutte l’entroterra e tutte le vallate.

Da Mattia De Benedittis, Segretario Regionale “Volt Marche”,  Presidente “Noi Giovani”

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