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Fiumi, fossi e torrenti continuano ad inquinare il mare delle Marche

Su dodici punti monitorati da Goletta Verde in regione, ben nove sono stati giudicati fortemente inquinati, con alte cariche batteriche

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Rilievi di Goletta Verde sulle acque delle Marche

La minaccia della mancata depurazione pesa come un macigno sulle Marche: su dodici punti monitorati da Goletta Verdeben nove, il 75%, presentavano cariche batteriche elevate con valori almeno del doppio rispetto ai limiti imposti dalla legge, con un giudizio di fortemente inquinati.

Nel mirino ci sono sempre foci di fiumi, fossi e torrenti che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. Da Legambiente arriva quindi l’appello a Regione e amministrazioni comunali, sia dei centri costieri che dell’entroterra, di attivarsi immediatamente per risolvere inefficienze denunciate da anni, per non compromettere una delle principali risorse di questo territorio.

È questo il bilancio del monitoraggio svolto nelle Marche dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati eil sostegnodei partner tecnici NAU e Novamont. L’istantanea regionale sulle acque costiere è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa alla Casa delle Culture di Ancona da Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche e da Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde.

“Ci sarebbe piaciuto raccontare qualcosa di diverso dal solito, ma purtroppo l’immobilismo delle istituzioni sul fronte della depurazione non ha fatto registrare novità di rilievo sul fronte della tutela del mare marchigiano e i nostri punti lo dimostrano – dichiara Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche –. Al centro del problema ancora una volta le foci di fiumi, fossi e torrenti. In cinque punti risultati fortemente inquinati, inoltre, è potenzialmente alta la frequenza dei bagnanti e, di conseguenza, la carica batterica che arriva in mare rappresenta non solo un problema ambientale ma anche un rischio per la salute umana”.

Eppure, nonostante da due anni sia scattato l’obbligo per i Comuni di apporre pannelli informativi circa la qualità delle acque, i tecnici di Goletta Verde hanno riscontrato la presenza di cartelli in un solo caso rispetto ai 12 punti campionati. Anche quelli di divieto di balneazione mancano: in nessuno dei cinque punti dove non vengono eseguiti campionamenti da parte delle autorità competenti o risultano non conformi alla balneazione sono presenti cartelli. “Chiediamo quindi alla Regione Marche – conclude Pulcini di vigilare sulla corretta informazione ai bagnanti e dimostrare, proprio a partire dall’emergenza depurativa, una nuova visione di sviluppo per questo territorio, attento alle sue risorse e che punti sulla sostenibilità ambientale per rilanciare l’economia”.

A puntare il dito contro l’inefficienza del sistema depurativo marchigiano è stata anche l’Unione europea: la nuova procedura di infrazione contro l’Italia (2014/2059) coinvolge, infatti, anche 46 agglomerati urbani marchigiani nei quali sono state riscontrate “anomalie” circa il trattamento dei reflui. Problemi che non riguardano solo i comuni costieri ma anche quelli dell’entroterra. Inoltre gli agglomerati di Pesaro Urbino sono stati già oggetto di una condanna da parte dell’Europa per una precedente procedura d’infrazione conclusasi nel 2013 (C-85/13). A pagare, come sempre, saranno i cittadini: secondo il rapporto della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche, voluta dal Governo, la multa in arrivo per le Marche sarà di circa 11 milioni di euro.

I pericoli al mare e alle coste marchigiane non arrivano solo dalla scarsa depurazione, come confermano i dati del dossier Mare Monstrum di Legambiente. I reati ai danni del mareche le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto hanno intercettato nelle Marche nel corso del 2015 sono stati 743 (in crescita rispetto ai 495 dell’anno precedente) con 715 persone arrestate e denunciate e 158 sequestri: in pratica 4,3 reati per ogni chilometro di costa. A fare la parte del leone i reati relativi alla pesca di frodo dove le forze dell’ordine hanno scoperto 275 infrazioni(con 255 persone denunciate e arrestate e 70 sequestri). A seguire le infrazioni relative alla cattiva depurazione e agli scarichi selvaggi che sono state 212 (con 204 persone denunciate e 98 sequestri) e quelle legate al ciclo del cemento, con 141 infrazioni accertate, altrettante persone denunciate e 13 sequestri. Infine, i reati relativi alla navigazione fuorilegge: 115 i reati contestati, con altrettante persone denunciate.

“I dati del dossier Mare Monstrum dimostrano l’importante lavoro svolto nell’ultimo anno da investigatori e inquirenti che dal maggio dello scorso anno hanno a disposizione un nuovo strumento, la legge 68/205 che inserisce i reati ambientali nel codice penale – dichiara Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde –. Tra i delitti previsti nella riforma ci sono i reati di inquinamento e disastro ambientale, norme utilizzate ora per colpire anche gli illeciti connessi con il settore depurativo.  Un passo avanti fondamentale per scovare e punire finalmente chi continua a devastare i nostri mari. Non si tratta solo di difendere l’ambiente, il problema depurativo è una criticità che ha causato in molte regioni il decremento delle presenze turistiche e rischia quindi di compromettere irrimediabilmente una delle maggiori risorse di questo territorio e l’economia ad esso collegata”.

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 29 e il 30 luglio 2016. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali,Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. I punti scelti sono stati individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio Sos Goletta.

Il monitoraggio prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. Si tratta di un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.

Sono stati giudicati fortemente inquinati entrambi i punti campionati in provincia di Ascoli Piceno: alla foce del torrente Albula a San Benedetto del Tronto e alla foce del torrente Tesino a Grottammare.

Dei tre campionamenti eseguiti in provincia di Fermo, è risultato fortemente inquinato quello prelevato alla foce del torrente Valloscura, al lido di Fermo, al confine tra i comuni di Porto San Giorgio e Fermo. Cariche batteriche entro i limiti di legge in quelli eseguiti alla spiaggia in corrispondenza del fosso San Biagio a Marina di Altidona e alla spiaggia in corrispondenza del fosso Fonteserpe a Porto Sant’Elpidio.

In provincia di Macerata fortemente inquinato il giudizio per il prelievo alla foce del fosso Asola tra Civitanova Marche e Potenza Picena. Stesso giudizio per la foce del fiume Musone, al confine tra Porto Recanati e Numana, nonché confine tra le province di Macerata e Ancona. Passando a quest’ultima provincia, l’unico campionamento per i quale gli inquinanti erano contenuti nei limiti di legge è stato quello alla spiaggia Ponte Rosso, presso il lungomare Alighieri a Senigallia. Fortemente inquinate invece le acque prelevate alla foce del canale presso la Stazione Torrette di Ancona e alla foce del fiume Esino a Rocca Priora di Falconara Marittima.

Fortemente inquinati anche i due campionamenti eseguiti in provincia di Pesaro Urbino: alla foce del torrente Arzilla a Fano e alla foce del fiume Foglia a Pesaro.

Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale e nel 2015 ha raccolto nelle Marche 5.270 tonnellate di questo rifiuto pericoloso, evitandone così la possibile dispersione nell’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 90% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.

Il Monitoraggio scientifico

I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti dai tecnici di Legambiente che anticipano il viaggio dell’imbarcazione a bordo di un laboratorio mobile attrezzato. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nel laboratorio mobile lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, conducibilità / salinità). Le analisi chimico-fisiche vengono effettuate direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo.

Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai chilometri di costa di ogni regione.

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