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Banca di Ancona e BCC di Falconara Marittima verso la fusione

La palla passa ora all'assemblea dei soci

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sportelli di banca, istituti di credito

I soci della Banca di Ancona credito cooperativo si sono incontrati per dialogare e confrontarsi sul progetto di fusione tra lo stesso istituto e la Banca di Credito Cooperativo di Falconara Marittima. L’incontro precede la convocazione dell’assemblea ordinaria e straordinaria dei soci prevista per il prossimo 29 ottobre.

“Stiamo rispettando in modo puntuale il piano industriale. I risultati dell’esercizio saranno quelli attesi – ha detto il presidente Luigi Giulietti aprendo l’incontro – ma, per dare seguito ai suggerimenti della Banca d’Italia, che giustamente promuove le aggregazioni sul territorio finalizzate all’incremento dei patrimoni delle banche, alla riduzione dei costi, attraverso le economie di scala, abbiamo avviato il progetto di fusione con la Bcc di Falconara M. che consentirà al nuovo soggetto di operare su circa 40 comuni ed avere un bacino di circa 400mila persone, su un territorio, che da Ancona arriverà a Senigallia, Jesi, Osimo, Castelfidardo, la zona costiera fino a Porto Recanati e molti comuni della vallesina. La fusione, naturalmente, comporterà l’aumento della compagine sociale a circa 5.000 unità.

Il presidente ha ricordato che la sede legale e operativa della banca che nascerà resteranno ovviamente nella città di Ancona. Luigi Giulietti ha inoltre ripercorso sinteticamente le tappe del recente passato della Banca di Ancona (valore del patrimonio ricevuto in consegna), il presente (i risultati gestionali degli ultimi esercizi, sottolineando in particolare la bontà del credito erogato), il futuro, ossia le maggiori dimensioni che dovrebbero offrire migliori servizi alla clientela, con la salvaguardia della Capogruppo, che sarà una delle maggiori banche sul mercato nazionale).

“E’ evidente – ha aggiunto Giulietti – che la dimensione piccola delle banche non lasciava molte prospettive per il futuro e quindi c’è sembrato giusto anticipare una strada che ritenevamo strategicamente ineludibile”.

La fusione avviene sostanzialmente alla pari con 5 amministratori espressione di ciascuna delle due banche che siederanno in quello che sarà il nuovo consiglio di amministrazione. Tecnicamente si parla di fusione per incorporazione che è la procedura che di fatto si configura come la più agile, indipendentemente dagli aspetti formali, necessitando dell’avallo all’operazione della Banca d’Italia e non invece dalla Bce come sarebbe necessario in caso di fusione. Le banche hanno pari dignità, dimensioni e caratteristiche sostanzialmente identiche. Infine il presidente ha toccato l’argomento trattative sindacali e personale, con la convinzione che verrà fatto il possibile al fine di perseguire l’obiettivo di coniugare in modo prioritario la tutela dell’occupazione con il riassetto organizzativo in corso ed il rispetto dei piani industriali presentati a Bankitalia.

Ora la parola passa all’assemblea.

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