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Stop embargo Iran, riparte la corsa delle Marche verso nuovi mercati

L'obiettivo è quello di triplicare l'export del 2014 nel giro di due o tre anni: ecco settori e dati

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Con la fine dell’embargo commerciale all’Iran, per le imprese marchigiane può ri-partire la corsa al mercato della Repubblica Islamica. Un mercato che nel 2006, prima delle sanzioni, vedeva le nostre imprese esportare merci per 35,5 milioni di euro, che dopo le sanzioni sono diminuite di oltre un terzo, fino ai 21,7 milioni di euro del 2014 ed ai 10,7 milioni di euro dei primi nove mesi del 2015.

A subire in questo decennio le conseguenze più pesanti dell’embargo sono state le imprese marchigiane di apparecchi elettrici ed elettrodomestici, che hanno visto l’export verso l’Iran crollare dagli 11,1 milioni di euro del 2006 ai 3,9 milioni di euro del 2014. Dimezzato anche l’export di mobili e ridotto di un terzo quello di prodotti meccanici, mentre un po’ tutti i settori manifatturieri hanno perso quote di mercato.
Uniche eccezioni la plastica e la farmaceutica che però hanno sempre avuto quote marginali di export verso l’Iran.

Poi – spiega il segretario Cna Marche Otello Gregorini – c’è la partita delle importazioni di materie prime che nel 2006 valeva 553,2 milioni di euro e che con le sanzioni si sono praticamente azzerate. Nel 2014 l’import marchigiano dall’Iran è stato di 463mila euro e nei primi tre mesi del 2015 si è fermato a 75mila euro. Importazioni la quasi totalità delle quali riguardava i prodotti petroliferi che nel 2006 erano 550,7 milioni di euro su un totale di 553,2 milioni di euro. Ora si riapriranno i rubinetti dei pozzi iraniani e il prezzo del petrolio dovrebbe scendere ancora“.

Quali settori produttivi marchigiani potranno cogliere le nuove opportunità offerte dal mercato iraniano?
A causa delle sanzioni – commenta Giovanni Dini, direttore del Centro Studi Sistema Cna – l’Iran è rimasto indietro nell’adeguamento delle proprie attrezzature industriali, che sono in gran parte obsolete non solo per l’utilizzo prolungato nel tempo e la difficoltà di reperire pezzi di ricambio originali, ma anche per l’obsolescenza tecnologica che è legata al rapido progredire delle tecnologie nel campo dei beni strumentali per l’industria e l’artigianato. Data la competitività delle produzioni regionali nel settore, sotto tale profilo si apre all’export marchigiano una stagione di buone prospettive, con l’obiettivo di triplicare l’export del 2014 nel giro di due o tre anni. Questo anche grazie al fatto che abbiamo sempre mantenuto buoni rapporti con la Repubblica Islamica dell’Iran, anche grazie ai tanti giovani iraniani che studiano e lavorano nelle Marche, soprattutto medici e ingegneri che possono fare da ambasciatori delle Marche verso il loro Paese“.

Quindi grandi prospettive di crescita per la meccanica strumentale, a partire dalle imprese produttrici di macchine per il tessile e per le estrazioni di gas e petrolio. E poi le imprese dell’elettronica e dell’elettrotecnica in relazione allo sviluppo dell’alta velocità e all’ammodernamento delle reti e dei sistemi di sicurezza iraniani. Inoltre tessile, mobile e arredi, oreficeria, agroalimentare e moda.

L’Iran – conclude Dini – è un Paese di 80 milioni di potenziali consumatori con un’età media di 30 anni, che nel 2016, secondo la Banca Mondiale dovrebbe avere una crescita del Pil del 5,8 per cento, con un reddito medio procapite di 17mila dollari. Si tratta quindi di un mercato con capacità di spesa medio alta, l’ideale per le produzioni marchigiane di qualità. Ora si tratta di non sprecare queste opportunità e di saper creare collegamenti e relazioni privilegiate con Teheran. La Regione, le Camere di Commercio e le associazioni di categoria devono fare squadra e predisporre azioni per accompagnare le piccole e medie imprese marchigiane sul mercato iraniano“.

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